Scultura Presenza | edizione 2025

  • Itinerario espositivo nelle vie del centro storico | 5 luglio 2025 - 11 gennaio 2026

SCULTURA PRESENZA 2025
Rovereto, 5 luglio 2025 - 11 gennaio 2026

Nag Arnoldi | Renzo Durante | Florian Grott | Claudio Passamani | Cesare Ronchi

Scultura Presenza torna a ridisegnare il volto di Rovereto con un gesto silenzioso ma potente: quello della scultura che si fa presenza viva, tensione nello spazio, pensiero incarnato nella materia. Nata due anni fa come invito a restituire voce al corpo urbano, l’iniziativa si rinnova oggi in dialogo con una memoria collettiva di straordinario peso simbolico: il centenario della Campana dei Caduti, che dal 1925 invita il mondo al silenzio e alla pace.

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SCULTURA PRESENZA 2025
Progetto a cura di Karin Cavalieri e Florian Grott
Promosso dal Comune di Rovereto, Assessorato alla Cultura
Con la collaborazione della Fondazione Museo Civico di Rovereto 


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1 Nag Arnoldi, Astati, 1985, bronzo
2 Renzo Durante, Tensione vitale, 2025, ulivo, cavo di rame e base in ferro
3 Cesare Ronchi, Fauno, 2000 circa, bronzo
4 Cesare Ronchi, Cavallo, 2000 circa, bronzo
5 Nag Arnoldi, Cavallo singolo di Tre Cavalli, 2010, bronzo
6 Florian Grott, Tronco Torso2022, cirmolo
7 Florian Grott, Anima, 2025, cedro, innesti di maggiociondolo, rame e alluminio
8 Renzo Durante, Riflessioni di una terra ferita, 2025, pietra calcarea
9 Claudio Passamani, Tensione, 2025, marmo, legno e ferro
10 Renzo Durante, Memoria resiliente, 2025, marmo di Carrara


In questo respiro ampio, che lega passato e presente, guerra e speranza, si collocano le opere monumentali di Nag Arnoldi, maestro svizzero-italiano tra i più intensi del secondo Novecento. I suoi Astati e i suoi Cavalli spezzano la quiete sospesa del giardino del Museo della Città, emergendo come apparizioni arcaiche, tormentate da un conflitto interiore prima ancora che storico.
Nei suoi guerrieri, sotto l’elmo e la corazza levigata, affiora una vulnerabilità trattenuta, un'umanità compressa che si rifrange nelle superfici spezzate del bronzo. Il cavallo – simbolo di forza, sì, ma anche di smarrimento – appare in Arnoldi come figura ambigua, sospesa tra slancio e caduta, tra vita e rovina. Le sue forme frammentate, percorse da un’inquietudine muta, raccontano la corsa e l’arresto, l’eco di una battaglia che non è solo fisica, ma anche esistenziale.
Lo sguardo di Arnoldi, profondamente influenzato dall’espressionismo e dalla lezione di Picasso, frantuma la compattezza della forma per esaltare la tensione interna della materia, rendendo ogni figura metafora del dramma umano: sospesa tra la realtà profonda e la superficie lucente, tra verità e rappresentazione.

A questa tensione drammatica, in cui la figura umana e animale diventa emblema di una fragilità collettiva, fa eco il lavoro di Cesare Ronchi, artista dalla fervida immaginazione che attraversa la scultura con leggerezza e invenzione. Nei suoi Cavallo e Fauno, forme agili e imprevedibili restituiscono all’arte quel respiro poetico e ludico spesso dimenticato. Il cavallo, creatura antica e ambigua, è per Ronchi una presenza quasi onirica, distante dalla retorica monumentale: piccolo, vibrante, sorretto da gambe esili e mobili, si carica di un’eleganza leggera, punteggiata da una sottile ironia, e si fa simbolo di una libertà interiore, giocosa e visionaria.

Se Ronchi sovverte la tradizione con un sorriso, Renzo Durante, scultore pugliese, la interroga con struggente dolore. La sua scultura Tensione vitale (2025), realizzata in ulivo, rame e ferro, non è solo un'opera materica ma una riflessione struggente su una ferita aperta: la devastazione degli ulivi nel Salento, sua terra d'origine, colpita duramente dalla Xylella. Il tronco abbattuto, disposto orizzontalmente, evoca la fine di un ciclo vitale, mentre il cavo in rame che lo attraversa e lo sostiene allude a un’antica pratica contadina per salvare i rami feriti: un atto di cura che l’opera trasforma in simbolo.
Perdita e resistenza si amplificano nelle altre due sculture, sempre concepite per l’itinerario: in Memoria resiliente, un blocco di marmo imprigiona il tentativo di ricordare, mettendo in scena la lotta tra l’oblio e la tenacia della memoria; in Riflessioni di una terra ferita, la Madre Terra appare sospesa e avvitata su se stessa, come paralizzata nella sua materia, mentre osserva il mondo da una posizione altra eppure carica di un’energia latente, spirituale.

Una presenza che trova un’eco naturale in Anima, l’opera dell’artista, radicato nel territorio trentino, Florian Grott: anch’essa una Madre Terra, ma rivisitata attraverso uno sguardo ibrido, sospeso tra culture. Nata dal confronto con una scultura africana moderna, Anima è una figura slanciata e filiforme, il cui collo assume proporzioni innaturalmente allungate, enfatizzate da un collare in rame e alluminio che richiama le usanze ornamentali e rituali di alcuni popoli africani. In questo corpo essenziale, la donna è sì bellezza e armonia, ma anche sacralità: una Madonna pagana, madre e divinità, icona di un’intimità spirituale. Anima celebra la pace dei sensi, uno stato interiore profondo, come risposta possibile al disordine del mondo.
A dialogare con lei, Tronco Torso, scultura dello stesso Grott, avviata nel 2015 e portata a compimento nel 2022 dopo un lungo processo di trasformazione. L’opera nasce da un’intuizione visiva dell’artista: riconoscere in un tronco di cirmolo le linee segrete di un corpo femminile, da cui prende forma una figura dalle proporzioni allungate. Slanciato ed essenziale, in Tronco Torso si intreccia la sensualità con la forza primitiva della materia. È il legno stesso, con la sua potenza e la sua memoria, a conferire all’opera un’aura di vigore e resistenza, in un equilibrio armonico tra delicatezza formale e energia vitale.

Tra queste due sensibilità, quella di Durante e quella di Grott, si insinua l’indagine plastica dell’artista roveretano Claudio Passamani, la cui opera, Tensione, sembra raccogliere e rilanciare le loro tematiche. Ispirata alla forma organica di un ciliegio, la scultura mette in scena l’equilibrio precario tra una grande sfera in marmo e una piccola sfera in bronzo, sospinta verso l’alto. È in quest’ultima che si concentra la metafora: l’uomo, fragile e leggero, ma capace con le sue azioni quotidiane di resistere, di mantenere un’armonia che rischia di spezzarsi. In questa visione, la pace non è un evento straordinario, ma un equilibrio da custodire nel gesto minimo, nell’ascolto, nella presenza consapevole.

«Non c’è via per la pace, la pace è la via» (Thich Nhat Hanh)


Biografie degli artisti

Nag Arnoldi (Locarno, 1928 – Lugano, 2017) è stato uno dei più importanti scultori svizzeri di fama internazionale. Formatasi nei vivaci atelier di Lugano, la sua arte ha preso respiro grazie a viaggi in Messico, dove si è confrontato con le suggestioni delle civiltà precolombiane. Dopo gli esordi pittorici negli anni ’50, si è dedicato prevalentemente alla scultura, con opere fortemente espressive e dinamiche, spesso ispirate alla figura del cavallo e al teatro umano. Ha esposto in Europa e nelle Americhe, realizzando anche numerose opere monumentali per spazi pubblici e chiese. Le sue sculture in bronzo, fuse prevalentemente alla fonderia Perseo di Mendrisio, sono oggi presenti in collezioni e luoghi simbolici di grande rilievo.

Renzo Durante (Nardò, 1980) è scultore e restauratore, con un percorso che unisce tecnica, esperienza e ricerca. Dopo il diploma in Decorazione Plastica a Lecce, si trasferisce a Firenze, dove lavora nel settore del marmo e della pietra serena. Nel 2005 torna in Puglia per dedicarsi alla scultura e al restauro lapideo. Collabora con progetti internazionali, tra cui quello dell’Università della Pennsylvania per il sito archeologico di Gordio, in Turchia. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

Florian Grott (Rovereto, 1974), scultore trentino e figlio dell’artista Cirillo Grott, cresce a Guardia di Folgaria dove nasce il suo legame profondo con l’arte. Si forma presso la scuola d’arte di Selva di Val Gardena, la scuola professionale di Ortisei e l’Accademia Cignaroli di Verona. Dal 1997 lavora nel proprio atelier in piazza del Podestà a Rovereto, con uno studio anche a Guardia. Ha esposto in numerose città italiane e internazionali, tra cui Trento, Verona, Milano, Venezia, Cassino, Alba e Augsburg. La sua ricerca scultorea, autonoma e intensa, gli è valsa apprezzamenti e riconoscimenti in contesti sia locali che internazionali.

Claudio Passamani (Rovereto, 1963) è un artista e marmista di Rovereto, formatosi nell’ambito della tradizione artigianale di famiglia. Ha collaborato a lungo con lo scultore Bruno Baroncini, affinando il proprio linguaggio tra arte e mestiere.

Cesare Ronchi (Imola, 1936 – 2024) è stato uno scultore e insegnante italiano, formatosi all’Istituto d’Arte di Faenza. Dopo anni di insegnamento in varie città italiane, dal 1972 si è stabilito a Faenza, dedicandosi parallelamente alla creazione artistica. Attivo tra ceramica, bronzo e legno, ha esposto in Italia e all’estero, tra cui a New York e Boca Raton. Sue opere pubbliche si trovano in luoghi prestigiosi come l’Ospedale Maggiore di Bologna, la Stazione Marittima di Ancona, il Monastero della Verna e la Chiesa di San Giovanni Evangelista ad Ascoli Piceno. Importante la sua collaborazione con gallerie come Ghelfi (Verona) e Dieleman (Belgio). Critici e storici dell’arte come Alfonso Gatto, Mario De Micheli, Rossana Bossaglia, Enrico Crispolti e Giorgio Di Genova hanno scritto della sua opera, riconoscendone l’originalità e la forza espressiva. Dalla sua casa-studio di Castelbolognese ha continuato a produrre fino alla morte, avvenuta nel 2024 all’età di 87 anni.

 

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Divulgazione scientifica, multimedialità e nuove tecnologie si intrecciano nelle attività quotidiane della Fondazione Museo Civico di Rovereto. La ricerca e la formazione, attraverso i laboratori rivolti alle scuole, rappresentano da sempre la priorità di uno dei musei scientifici più antichi d'Italia.

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