
Trovata una pianta nuova per l'Europa... sul marciapede di Bassano del Grappa
Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!
La passione per i fiori una volta che ti prende davvero, difficilmente passa. Gli anni avanzano, ma l'impulso di osservare e catalogare piante non cala, anzi. A un certo punto però affiora qualche problema fisico e si accavallano gli impegni, e il botanico è costretto a ridurre il proprio raggio d'azione. Il grande botanico svizzero Elias Landolt, una volta pubblicata la monumentale Flora della Svizzera, si mise a studiare la flora della città di Zurigo, in cui risiedeva, e all'età di 75 anni la illustrò in un catalogo altrettanto monumentale. La flora urbana è quindi l'orizzonte del botanico maturo, che ha ormai scarsa possibilità di girare per i monti ma che ha ancora tanta voglia di scoprire.
Forse possiamo considerare così Giuseppe Busnardo, per gli amici “Beppe”, di Bassano del Grappa: insegnante in pensione e socio della Società Museo Civico di Rovereto. Ridotte le ricerche floristiche in tutto il Vicentino e non solo, da alcuni anni si è messo d'impegno a rilevare la flora urbana della sua città. Lui mi scrive:
«Io metto in pratica diligentemente l’ordine del mio medico ("lei deve camminare tutti i giorni") e quindi passo e ripasso, controllo e ricontrollo. Diversi ritrovamenti li ho potuti fare perché sono passato da quel certo posto, proprio da quello, guardando per terra nel "giusto" momento, sia per il momento in cui la specie era manifesta sia perché ancora non avevano pulito quel tratto di strada o quell'aiuola».
I botanici di un tempo avrebbero semplicemente detto che Beppe ha un occhio "sagacissimo".
Nella primavera 2022 Beppe mi mandò un pacco di campioni dubbi, raccolti a Bassano, da verificare. Dovette arrivare la fine della stagione affinché trovassi il tempo di dare un'occhiata a quelle piante secche. Mi colpì quella che a prima vista mi sembrò una Spergularia rubra, raccolta lungo un marciapiede, perché, a ben guardare, non aveva niente delle Spergularia ma era a tutti gli effetti una Sagina: pur sempre una Caryophyllacea, ma, secondo caratteri definiti fin dai tempi di Linneo, indubbiamente una Sagina. Direte che si tratta di piante insulse, che possono attrarre l'occhio solo di chi è fissato: lo ammetto, avete ragione, e nemmeno mi associo a quei botanici che accusano i non botanici di "cecità alle piante".
Devo ammettere che anch'io mi sono ultimamente messo a ispezionare parcheggi e marciapiedi di città e paesi, in tutto il Trentino e in tutta la provincia di Verona, ma una Sagina come quella speditami da Beppe mai l'avevo vista: era semplicemente gigantesca (foglie basali lunghe 3 cm!), non quelle cosine che si trovano abbastanza spesso, che se ne stanno protette nelle fessure tra un sanpietrino e l'altro, con fiorellini a quattro sepali (questa ne aveva cinque!). Beh, visto che non quadrava con nessuna specie europea e sospettando fosse qualcosa che veniva da lontano, mi sono messo a scartabellare la Flora dell'America settentrionale e la Flora della Cina (facile, si trovano sul web), e con entrambe arrivavo a Sagina maxima. Una volta tanto il nome calzava bene, quello che non calzava era però il fatto che non sembrava fosse una specie tanto mobile: mai segnalata fuori dal suo areale compreso tra Asia orientale e America nord-occidenta. In particolare, mai vista in Europa.
Che fare? Ho dovuto chiedere aiuto a un vero luminare di piante alloctone: il belga Filip Verloove. In breve, iniziò una complessa ricerca che comportò la consultazione di ulteriori flore extraeuropee, la comparazione tra numerosi campioni d'erbario, l'osservazione precisa di caratteri microscopici e addirittura l'effettuazione di analisi genetiche della Sagina di Bassano e di tutte le specie che più le assomigliavano. Risultato? La Sagina misteriosa era davvero Sagina maxima, mai trovata prima in Europa, e solo in Asia orientale con una scarsa tendenza a diffondersi in ambienti urbani.
Sagina maxima, foto di un esemplare sul campo (sx) e foto del campione d’erbario custodito presso l’erbario ROV della Fondazione Museo Civico di Rovereto.
Come questa pianta sia arrivata in Europa, e perché abbia scelto proprio Bassano per mettervi piede, rimane un mistero che la scienza, fino ad ora, non è riuscita a svelare. Fatto sta che, grazie ai campioni raccolti da Beppe, sappiamo che la pianta è presente a Bassano almeno dal 2016, e che da allora si è diffusa in alcuni punti della città: non grandi popolazioni, ma piccoli insediamenti che però persistono. Fortunatamente, nessun pericolo per la biodiversità autoctona, solo un sorprendente nuovo inquilino della precaria flora dei marciapiedi.
Il ritrovamento è stato oggetto di una pubblicazione scientifica di recente uscita (Verloove et al, 2024) sulla rivista internazionale con sede a Helsinki (Finlandia) “BioInvasions Records” focalizzata sulla ricerca nel campo delle invasioni biologiche in ecosistemi acquatici e terrestri a livello globale.
Per approfondire, l'articolo pubblicato > QUI
Verloove F., Prosser F., Busnardo G., Leliaert F., 2024 - Morphological and molecular data confirm the first European record of Sagina maxima (Caryophyllaceae) in Bassano del Grappa (Veneto region, northeastern Italy). BioInvasions Records 13(2): 305–317
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a cura di Filippo Prosser, Sezione Botanica Fondazione MCR