
Perché al Museo c'è una collezione di ossa animali?
Si legge in 4 minuti: il tempo di un cappuccino!
Fin dagli albori, il Museo Civico di Rovereto, oggi Fondazione, si è impegnato ad arricchire le proprie collezioni attraverso ricerche sul territorio e grazie a donazioni da parte di studiosi e cittadini. Nel tempo, si sono così formate importanti collezioni e, tra queste, una preziosa raccolta di ossa animali studiata e incrementata dal Laboratorio di Archeozoologia.
Pannello didattico donato dal naturalista Pellegrino Strobel nel 1880 al Museo Civico di Rovereto
Ma per quale motivo il Museo ha costituito una collezione di ossa animali? La risposta è che la collezione, inizialmente nata per un generico interesse scientifico e didattico, dal 1995 in poi è stata fortemente implementata per rispondere alle esigenze della moderna ricerca archeologica. Infatti durante gli scavi archeologici vengono solitamente rinvenuti, oltre ai manufatti antichi, anche molti resti ossei animali che, di norma, si sono venuti ad accumulare nel terreno come scarti di cibo dei nostri lontani progenitori.
La collezione osteologica permette di effettuare il confronto tra le ossa animali recuperate sullo scavo e quelle presenti in collezione, in modo da determinare quali specie siano state utilizzate dalla popolazione del sito archeologico sotto indagine.
Una volta studiate le ossa ed elaborati i dati, è spesso possibile capire come venissero utilizzati gli animali non solo come risorsa di cibo carneo, ma pure come fonte di prodotti secondari (latte, lana, pelli ecc.), oppure se fossero sfruttati per altri compiti come forza lavoro, trasporti, o altro ancora. Senza dimenticare l’importanza simbolica, culturale e religiosa delle varie specie faunistiche e la possibilità di formulare, grazie ad esse, ipotesi riguardanti il contesto ambientale dell’insediamento.
Materiale osteologico di confronto, manuali e strumenti
Il Laboratorio di Archeozoologia, che fa parte della sezione Archeologia e che trova oggi collocazione presso il Museo della Città, nacque nel 1995 grazie alla collaborazione col dott. Alfredo Riedel, considerato il padre dell’archeozoologia in Italia. Inizialmente la collezione del laboratorio si istituì sulla base dei reperti archeozoologici già studiati dai ricercatori del Museo e con la sistemazione di alcuni resti scheletrici di animali contemporanei abbandonati nei magazzini. Parallelamente, vennero acquisiti nuovi reperti ossei rinvenuti e donati dal Gruppo Grotte “E. Roner” di Rovereto. In seguito si cominciarono a collezionare anche i resti saltuariamente forniti dai ricercatori e dai collaboratori del Museo così come quelli forniti dai cittadini.
Recentemente, a settembre del 2024, la raccolta si è ulteriormente arricchita grazie all’acquisizione della grossa collezione osteologica della Società di Ricerche Archeologiche Rizzi di Bressanone che, portando al Museo numerosi nuovi reperti ossei, ha ampliato ulteriormente le possibilità di studio e confronto sulle specie animali presenti nelle Alpi nel corso della storia.
Ad oggi sono quindi presenti alcune decine di migliaia di reperti ossei distribuiti tra specie domestiche e selvatiche, provenienti in gran parte da donazioni, acquisizioni e da scavi archeologici. Di questi elementi, una parte appartiene a 186 individui rappresentati da scheletri completi, il resto attiene invece ad un numero non quantificato di animali variamente incompleti.
Tra i 186 individui integri le categorie più rappresentate nella collezione di confronto sono i mammiferi domestici con 23 esemplari relativi a 12 specie differenti (le più utili in archeozoologia sono maiale, capra, pecora, bue, cane, cavallo); i mammiferi selvatici, con 62 individui appartenenti a 27 diverse specie (come cervo, cinghiale, capriolo, orso, lupo, ecc.); gli uccelli con 85 esemplari appartenenti a 45 specie diverse (fra cui il pollo è certamente il più importante nella ricerca archeozoologica), ma non mancano anche alcuni rettili, anfibi e pesci.
La collezione è in costante espansione in quanto ogni anno si arricchisce con nuovi elementi scheletrici che, talvolta, la stessa cittadinanza viene a procurare o segnalare.
Alcuni crani della collezione di confronto
Per approfondire: Umberto Tecchiati, In ricordo di Alfredo Riedel, Ann. Mus. Civ. Rovereto, Vol 29 (2013), pp. 127-130
---
a cura di Stefano Marconi, sezione Archeologia Fondazione MCR