Aspetti sanitari

 

Dal punto di vista sanitario Aedes albopictus è ritenuto un importante vettore del virus della Dengue, del virus Chikungunya e di altri arbovirus, compreso quello della West Nile Disease (WND) e il virus Zika.

La Dengue non è endemica in Italia e il pericolo di epidemia è quindi abbastanza poco probabile, ma non impossibile in presenza di un'alta densità del vettore. Tale valutazione si faceva fino al 2006 anche per la probabilità di epidemia di Chikungunya. Dopo la scoperta di focolai del virus in alcuni comuni dell'Emilia-Romagna nell'estate 2007 (con 217 casi confermati prevalentemente nelle aree di Ravenna e Cesena), che sono stati circoscritti con una certa difficoltà, si è avuta la prova della concreta possibilità di innesco di un'epidemia autoctona di influenza causata da questo virus (e per analogia quindi anche del virus della Dengue), in seguito all'arrivo in zone ad alta densità di zanzara tigre di individui viremici dalle zone endemiche.
A differenza di quanto accaduto nel 2007, nel 2015 si sono verificati due casi importati di Chikungunya, che si è riusciti a isolare e a risolvere senza che si innescassero epidemie (casi autoctoni sono stati segnalati lo stesso anno nella vicina Croazia). Analogamente nell'estate dello stesso anno si sono verificati oltre una decina di casi importati di Dengue, che hanno interessato importanti città della Toscana come Firenze e Prato, la provincia di Mantova, l'Emilia-Romagna con casi a Bologna e a Cesena e, nel Veneto, le città di Padova e Cittadella e un comune della provincia di Vicenza. In tutte queste occasioni si è riusciti a evitare lo sviluppo di epidemie isolando gli individui viremici ed effettuando pesanti interventi adulticidi seguendo le linee guida emanate dalle Autorità sanitarie contro il vettore nelle zone da questi frequentate. Casi importati di Dengue, prontamente isolati e risolti, si erano verificati nel 2014 anche nella provincia di Bolzano.
Nel 2008 si sono verificati in Italia i primi due casi umani di WND, i cui vettori sono in prevalenza zanzare del genere Culex, ma anche altre specie, tra cui Ae. albopictus, possono svolgere questo ruolo. Casi umani di questa malattia si sono ripetuti negli anni successivi. Accertata è anche la possibilità di trasmissione da parte di Aedes albopictus della filaria del cane Dirofilaria immitis (e di Dirofilaria repens).

Nel nostro paese un aspetto sanitario importante prodotto dalla presenza di questa zanzara, oltre a quelli sopra evidenziati, è però ancora rappresentato dai gravi fenomeni di molestia causati dall'insetto, che punge di giorno (talvolta con produzione di pomfi pruriginosi, spesso emorragici) rendendo difficile e talvolta impossibile lo svolgimento di attività lavorative o del tempo libero all'aperto, particolarmente in aree urbane con presenza di verde.

Si ricorda comunque che esistono delle linee guida (Linee guida per il controllo di Culicidi potenziali vettori di arbovirus in Italia, Romi et. al., 2009), emanate nel 2009 dall'Istituto Superiore di Sanità, in cui si forniscono anche indicazioni precise su come operare in caso si riscontrasse la trasmissione di un arbovirus, come ad esempio i sopracitati Dengue e Chikungunya, all'uomo. Infine sempre l'ISS nel 2012 ha pubblicato, all’interno dei Rapporti ISTISAN, "Artropodi di interesse sanitario in Italia e in Europa" (Romi et. al., 2012). Successivamente a queste pubblicazioni è stata segnalata la presenza in alcune zone del Veneto (provincia di Belluno) e del Trentino di Aedes koreicus (Edwards), specie morfologicamente molto simile ad Ae. albopictus, con caratteristiche fisiologiche leggermente diverse (maggiore tolleranza alle basse temperature) rispetto a questa e conseguentemente con differente fenologia e corologia. È del 2015 il ritrovamento in Friuli di Aedes japonicus (Theobald), specie presente nella zona alpina e prealpina dei paesi europei confinanti con l’Italia, con maggior tolleranza alle basse temperature rispetto ad Ae. albopictus, in grado di trasmettere Dengue, Chikungunya e forse anche in grado di entrare nel ciclo epidemiologico di West Nile."