Un'orchidea nuova per la scienza: la storia del ritrovamento di Nigritella perazzana nelle Alpi Giulie occidentali
La scoperta è dedicata a Giorgio Perazza, storico collaboratore della sezione Botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto, da cui la pianta prende il nome
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L’eccezionale varietà di forme che caratterizza la famiglia delle orchidee ha attratto la curiosità e l’interesse dei floristi sin dagli albori delle scienze naturali. Gli studi orchidologici hanno posto in evidenza la straordinaria complessità dei rapporti fra queste piante e il mondo degli insetti, in particolare per ciò che riguarda gli stratagemmi - a volte molto sofisticati e definibili come veri e propri “inganni”, sul piano dell’etica umana - messi in atto dalle orchidee per attrarre i pronubi.
Sebbene in tono minore per quanto concerne dimensioni fiorali e colori rispetto alle parenti tropicali (con l’eccezione di Cypripedium calceolus, la scarpetta della Madonna), le orchidee di casa nostra riscuotono oggi un interesse e un’attenzione, anche presso il vasto pubblico, mai riscontrati precedentemente. In effetti le orchidee sono presenti in quasi tutti gli ambienti dei nostri territori e in particolare in Friuli Venezia Giulia, dalle torbiere della bassa pianura friulana, alle plaghe sassose dell’alta pianura e del Carso, fino alle praterie cacuminali delle Alpi e Prealpi Carniche e Giulie.
Grazie soprattutto alle ricerche in campo degli orchidologi, il numero delle specie è in costante ascesa e la scoperta di Nigritella perazzana W.Foelsche, G.Foelsche & Zernig rappresenta il più recente, efficace esempio in tal senso (nella foto Nigritella perazzana W.Foelsche, G.Foelsche & Zernig).
Nel luglio del 2011 con Giorgio Perazza e Richard Lorenz, durante un’escursione sopra i Piani del Montasio a nord del Rif. G. di Brazzà, ci imbattemmo in una nigritella rosea che per la flora della regione costituiva un’assoluta novità. Va precisato che i caratteri distintivi fondamentali fra le nigritelle riguardano principalmente la forma dell’infiorescenza (globosa, conica o cilindrica) la posizione e la morfologia degli elementi corollini, ma anche la colorazione tipica dei fiori, compresa fra il violetto-nerastro (ad es. N. nigra), il rosso vivo (N. rubra) e il rosa più o meno acceso (N. widderi e, ora, anche N. perazzana). A una prima analisi la popolazione fu attribuita a N. lithopolitanica, descritta da V. Ravnik nel 1978 dalle Alpi di Kamnik (Steineralpen o Kamniško-Savinjske Alpe) in Slovenia e in seguito attestata anche per l’Austria in Carinzia (Karawanken) e in Stiria (Koralpe), endemismo raro e localizzato in praterie alpine su suolo calcareo tra 1300 e 2000 m di altitudine. Considerata fino a quel momento endemica dei territori succitati, con il nuovo ritrovamento, il suo areale veniva inopinatamente esteso alle Alpi Giulie.
Recentissimi studi condotti da W. Foelsche e altri, hanno però posto in evidenza che si tratta di una specie autonoma, apomittica (che si riproduce per via non sessuata, senza ricorrere agli insetti impollinatori), dimostrandone l’indipendenza rispetto ad altre nigritelle a fiore roseo. Su queste considerazioni è stata quindi istituita la nuova specie N. perazzana, in onore dell’amico e valente orchidologo Giorgio Perazza, come riconoscimento per la sua pluridecennale attività di ricerca e di studio sulle orchidee, culminata con la pubblicazione del prezioso volume “Le orchidee dell’Italia nordorientale” realizzato insieme a Richard Lorenz.
Giorgio Perazza intento a studiare il genere Nigritella a sx, copertina del volume “Le orchidee dell’Italia nordorientale” (2013, Museo Civico di Rovereto, CIV pubblicazione - ed. Osiride, Rovereto) a dx
La stazione del Montasio, ora divenuta “locus classicus” di N. perazzana, si sviluppa su gradoni erbosi a 1750-1850 m insieme, fra l’altro, a Gymnadenia conopsea, Nigritella nigra subsp. rhellicani, Pseudorchis albida, ecc. In ossequio alle caratteristiche stazionali, il contesto floristico, alquanto disomogeneo e sottoposto a notevole dinamismo, appare comunque dominato da specie della prateria subalpina “seslerio-semprevireto delle Alpi sudorientali” o, secondo la denominazione scientifica, Ranunculo hybridi-Caricetum sempervirentis.
Gli individui di N. perazzana finora osservati sono pochissimi, meno di una decina, il che pone in evidenza la fragilità della popolazione e iscrive la specie nella lista rossa delle entità minacciate di scomparsa, rendendo assolutamente imprescindibile la sua accurata protezione, così come accade sulle Alpi di Kamnik anche per la sua cugina slovena.
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a cura di Fabrizio Martini, botanico esperto in fitogeografia, sistematica e tassonomia, autore di oltre 200 pubblicazioni, già ricercatore e docente di Botanica evoluzionistica presso il Dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Trieste