Sui passi del botanico Francesco Facchini in Val di Fassa

Sui passi del botanico Francesco Facchini in Val di Fassa

Storia del ritrovamento di un raro garofano selvatico dopo 170 anni

Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!

science break

Nato nel 1788 a Forno, Francesco Facchini fu un medico, botanico e naturalista originario della Val di Fassa. Durante le sue lunghe escursioni, esplorò sistematicamente la flora del Trentino Alto-Adige, scoprendo per la prima volta specie come il Sempervivum dolomiticum e la Scabiosa vestina. Predispose due erbari: uno costituito da esemplari da lui stesso raccolti e l'altro da specie che gli inviavano in cambio i suoi corrispondenti. Tuttavia, non si limitò alla semplice catalogazione delle piante, ma si interessò anche a questioni teoriche, come testimoniano i suoi carteggi e scritti, molti dei quali andati perduti.

Alberto Chiocchetti, collaboratore del Museo, ha seguito le tracce di questo illustre botanico alla ricerca di un raro garofano selvatico. Riportiamo di seguito il suo racconto.

Durante l’estate di quest’anno, precisamente a fine luglio 2024, tornando da un'escursione al Passo Pordoi, decisi di andare dalle parti di Alba di Fassa, deviando dal percorso che mi avrebbe condotto a casa. Arrivato ad Alba mi tornò in mente che qualche anno prima ero stato a Soraperra, un piccolo complesso di case che si trova proprio di fronte ai gruppi del Sella e del Pordoi. Sulla sinistra, impossibile da non notare, si erge il Sassolungo con le sue pendici che scendendo creano la Val Duron, le cui praterie umide di fondovalle sono un paradiso per i botanici fin dall'Ottocento, quando già crescevano piante rarissime note ai primi viaggiatori inglesi. Essi ammiravano e descrivevano con meraviglia questa valle dove crescono tutt'oggi rarità come Thalictrum alpinus, Juncus arcticus, Carex microglochin e Sedum villosum, presenti qui e in pochissime altre stazioni delle Dolomiti. 

val Duron
Figura 1: Val Duron © wikipedia.

A Soraperra ero già stato circa 10 anni fa per cercare negli orti e campi, tra cavoli e insalata, che quassù crescono solo con fatica e amorevoli cure, se ci fosse qualche pianta infestante o altra stranezza legata all’altitudine. Ci trovai in abbondanza Persicaria nepalensis, ma per mia fortuna anche il proprietario di uno degli orti, un tipo curioso, simpatico e che chiacchiera volentieri.

Ricordando questo simpatico ladino, mi recai alla casa dove abita e lo trovai intento a sbrigare lavoretti attorno all'abitazione. In questo periodo sto facendo una ricerca sui nomi dei fiori in lingua ladina, e questo è uno dei posti più adatti, perché qui le cose sono ancora autentiche e i ricordi delle fatiche dei nostri nonni hanno ancora valore. Così mi misi a parlare con Tullio, classe 1946. All’inizio disse che conosceva solo i nomi dei soliti fiori, come ad esempio il fior da la zita (fiori del fulmine, Rhododendron ferrugineum e R. hirsutum) e la zuchories (Taraxacum officinale), ma poi, quando la conversazione pareva ormai finita, raccontò dei "violari", che tornando verso sera dal pascolo su quei versanti lassù (indicando i pendii sotto la Crepa Neigra), portava a casa per sua madre. Violari? Che sono questi violari? Mi rispose che a casa li avevano sempre chiamati così: "assomigliano a quei fiori lì nel vaso, i garofani dei poeti, ma i violari crescono solo lassù".

Io sono solo un appassionato di botanica, e impiego un po’ a capire, ma dopo poco mi è venuto in mente di fargli vedere su internet le immagini di Dianthus barbatusTullio ha subito riconosciuto quei fiori, i violari, che da bambino, circa 60 anni fa, raccoglieva tornando dal pascolo con le mucche.

Quel giorno sono tornato in fretta a casa per vedere cosa dice Flora del Trentino a proposito di Dianthus barbatus: con emozione lessi che questa specie era segnalata da Francesco Facchini - il grande botanico fassano - proprio sopra Alba di Fassa, ma mancava ogni altra segnalazione successiva!

erbarioFigura 2: A Testimonianza dell’antica segnalazione di F. Facchini vi è un appunto (custodito nell’erbario Ambrosi-Facchini del Muse di Trento) interpretato da Francesco Festi, che da alcuni anni sta studiando questo complesso erbario, come: "Al dire [ossia in prossimità, in vista] del Pessador [Pezzadac?] di Canacei in ... Sopra Alba. Fedaja contro i ghiacciai." Si tratta dell'elenco di 3 località in cui Facchini rinvenne Dianthus barbatus. La seconda, "Sopra Alba", è quella che è stata confermata da Alberto Chiocchetti dopo oltre 170 anni.

Tre giorni dopo, seguendo le indicazioni di Tullio, ma ripercorrendo anche i passi di Francesco Facchini di oltre 170 anni fa, sono salito fin sotto la Crepa Neigra e mi sono messo a cercare. Dopo tanta fatica, e con tantissima fortuna, ho ritrovato le piante di violari: 20, per l'esattezza, in due stazioni distinte ma abbastanza vicine. Quassù solo la Natura potrà decidere se questo fiore continuerà a crescere: escavatori e la stupidità dell’uomo non arriveranno mai. Ma una cosa mi son sentito in dovere di fare: raccogliere una pianta di violari per Tullio, a cui va tutta la mia riconoscenza.

collage
Figura 3: Foto del ritrovamento di D. barbatus Crepa Neigra, luglio 2024, con mappa distributiva tratta dalla Flora del Trentino, 2019 (pag. 418).

Simile a D. carthusianorum da cui si distingue per le foglie ampiamente lanceolate (e non lineari), con un breve picciolo. Il fusto è di colore verde grigiastro, ± glabro, rigido, liscio, quadrangolare in alto e ingrossato ai nodi. I fiori, con petali dentati, sono addensati in fascetti all’apice del fusto. D. barbatus viene coltivato per ornamento nei giardini e raramente dà luogo a fugaci inselvatichimenti nei loro pressi. Vi sono però delle stazioni in zone subalpine/alpine, lontane da abitazioni, note fin da tempi storici che potrebbero essere presenze originarie. In Trentino si trovano nel Lagorai, in Dolomiti e in Alta Val di Non. Naturalmente il racconto si riferisce ad una di queste misteriose presenze.

a cura di Alberto Chiocchetti, collaboratore volontario Sezione Botanica Fondazione MCR 

science break

 
Scroll to Top