Tra innovazione e accessibilità: un anno di planetario ibrido
L'implementazione della strumentazione, che lo rende un unicum nel panorama italiano, ha permesso di sperimentare nuovi laboratori, visite speciali, esperienze pedagogiche e di accessibilità.
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Un anno fa il Planetario "A. Coradini" del Museo di Scienze e Archeologia ha subito una trasformazione: è diventato un planetario ibrido. Al sistema di proiezione ottico è stato affiancato un proiettore digitale professionale fulldome, implementazione che lo rende un unicum nel panorama italiano.
Un planetario ibrido unisce alla meraviglia della simulazione del cielo, perfetto per essere osservato ad occhio nudo, lo spettacolo immersivo di viaggiare nello Spazio, e diventa un luogo ideale per attività didattiche e divulgative delle scienze spaziali, dell’astronomia e dell’astrofisica, ma non solo.
Le attività progettabili con questo strumento sono molteplici: dalle osservazioni del cielo proiettato sulla cupola, riconoscendo le costellazioni, a racconti tematici che parlano di pianeti, di stelle e di galassie fino alle frontiere del Cosmo.
Sulla cupola è possibile proiettare anche dei film, non solo a tema astronomico, e questo permette un uso più ampio della struttura e di creare collegamenti tra materie diverse. Il Planetario ha, quindi, anche un calendario annuale di proiezioni cinematografiche ed è diventato una delle sedi per le proiezioni del RAM film festival 2024, che per questo è diventato il primo film festival italiano sul patrimonio culturale con un programma di cinema fulldome. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio di PLANit - Associazione Planetari Italiani e di INAF Istituto Nazionale di Astrofisica.
Una delle proiezioni per il programma OFF FULLDOME del RAM film festival 2024
La strumentazione si rivela molto efficace anche nell’approccio didattico poiché risveglia la curiosità dei partecipanti che poi vengono assorbiti dalla tematica scelta per la lezione, elevando il livello dell’attenzione e, quindi, il numero delle informazioni che vengono recepite.
L’ambiente immersivo del Planetario permette di coinvolgere anche i più piccoli e di creare percorsi su misura per loro, come la nuova esperienza con il nido d’infanzia per la quale sono previste due attività. Una si svolge tra allestimento astronomico e planetario ottico e un’altra utilizza il planetario digitale e si conclude con la realizzazione di un piccolo oggetto tematizzato, da portare con sé, come ricordo concreto dell’esperienza vissuta.
Questo percorso è stato realizzato con la stretta collaborazione con la dott.ssa Paola Veronese, coordinatrice di Sistema dei nidi d’infanzia comunali in convenzione con la Cooperativa Bellesini s.c.s., che a riguardo ci lascia questo pensiero:
“L'esperienza vissuta con i bambini del Nido M. Rosmini presso il Planetario è nata da una sinergia e una co-progettazione tra i saperi pedagogico educativi e quelli scientifici. Il nido "M. Rosmini" progetta da anni esperienze, rivolte anche alle famiglie, legate all'Agenda 2030, in questo caso si è scelto in particolare l'obiettivo numero 13 "Lotta contro il cambiamento climatico", e questo ha aperto una nuova collaborazione significativa con la Fondazione Museo Civico di Rovereto che si occupa proprio dei temi legati all’Agenda. Per questo progetto tre gruppi di bambini con età compresa tra i 27 e i 38 mesi, hanno potuto sperimentare un'immersione a 360 gradi nelle tematiche spaziali entrando in punta di piedi, con stupore e meraviglia all'interno del Planetario. Il pensiero di bambino competente è alla base del nostro agire educativo e dell'importanza di esporre i bambini fin da piccolissimi a esperienze significative, consapevoli che quest'ultimi diventeranno le future generazioni del mondo e... dello Spazio.”
Particolare è stata anche l’attività svoltasi con l’Unione Ciechi di Trento, organizzata per un gruppo di persone non vedenti e ipovedenti con i loro accompagnatori. Alla visita del planetario ibrido è stata associata la visita all’allestimento astronomico, in cui sono stati introdotti ausili tattili aggiuntivi rispetto a quelli già presenti. La parte che poteva risultare più complessa, in questo caso, è proprio quella sotto la cupola, ma i giochi di luce del planetario ottico prima, e del planetario digitale poi, sono stati apprezzati dalle persone ipovedenti presenti, mentre per i non vedenti il viaggio spaziale è stato accompagnato dal racconto descrittivo e affascinante di quanto si proiettava in cupola.
Interessante è capire come l’idea per questa particolare visita guidata sia nata. Ecco, quindi, la riflessione di Cristian Sighel, che ha dato il via al progetto che ha coinvolto l’Unione Ciechi Trento:
“L’idea per l’esperienza in Planetario è nata, inizialmente, per permettere alle mie bambine di vivere qualcosa di unico e speciale: abbiamo vissuto un viaggio meraviglioso non solamente fra i pianeti e nella Stazione Spaziale, ma anche fra le immensità del cielo, un viaggio emozionante anche per chi, come me, il cielo non lo può vedere. Grazie ai molti oggetti toccabili presenti nell'allestimento e grazie alla voce degli accompagnatori, ho potuto assaporare emozioni straordinarie. La visita si è conclusa seduto in cerchio con altre persone mentre la voce della guida, che descriveva quanto proiettato, mi ha trasportato fra i pianeti e tra le stelle. È stata un'esperienza meravigliosa che ho voluto consigliare a chi non vede con gli occhi, ma sa vedere con il cuore!”
Per approfondire > "Un pomeriggio sotto le stelle" (www.uicitrento.it | articolo di Maurizio Panizza)
Il Planetario ibrido in questo anno di funzionamento ha consentito la sperimentazione di nuovi laboratori, di visite immersive, di esperienze pedagogiche innovative e di momenti dedicati all’accessibilità, le sue potenzialità sono state molto sviluppate, ma questo strumento lascia aperta la strada per nuove idee e avvincenti progetti futuri.
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a cura di Martina De Maio, area Astronomia Fondazione MCR