Il 21 e il 22 maggio del 1954, durante i lavori di scavo dell'ambiente n. 37 della Villa San Marco a Stabiae, l'attuale Castellammare di Stabia, si rinvennero numerosissimi frammenti di ossidiana finemente lavorata e una notevole quantità di fili d'oro e minuscole tarsie di malachite, diaspro giallo, lapislazzulo, corallo bianco e rosa, alcune ancora inserite in tralicci di lamine d'oro, che costituivano una ricca decorazione ad intarsio con motivi egittizzanti. Insieme con i frammenti furono anche rinvenute otto zampe leonine in argento forse appartenenti ad un piccolo armadio in cui i preziosi vasi venivano custoditi.
Gli scopritori, intuita l'eccezionalità del rinvenimento, trasferirono i frammenti presso l'Officina dei Restauri del Museo Nazionale di Napoli ove l'accurato e paziente lavoro di restauro permise di ricomporre due skyphoi quasi gemelli con decorazione egittizzante (Coppa A e Coppa B), uno skyphos più piccolo con elementi vegetali conservato quasi per intero (Coppa C) e parte di una phiale, una coppa poco profonda utilizzata per le libagioni, con scena nilotica (cfr. O. Elia, Le coppe ialine di Stabiae, in "Bollettino d'Arte", IV, a. XLII, 1957, pp. 97-103).
A questo primo restauro, conclusosi nel 1956, seguirono altri due interventi, uno effettuato nel 1964 e uno nel 1974, nel corso dei quali furono ricollocate ulteriori parti dell'intarsio e furono riassemblati frammenti delle anse. Ulteriori restauri nel 2011-2012 hanno consentito la corretta collocazione di alcuni frammenti e la riesposizione al pubblico delle tre coppe nel novembre 2012.
A cura della dott.ssa Luigia Melillo, Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.